La “immagine” della mamma
Tanti anni fa, eravamo nel 1929, uno psicologo filosofo, Wolfgang Köhler, tenne nell’isola di Tenerife un esperimento sul fonosimbolismo, il legame tra forma e suono. Si presentavano due scarabocchi: uno tondo, l’altro angoloso, e due parole: Maluma e Takete.
La quasi totalità attribuì allo scarabocchio curvo e tondo la parola MALUMA.
Parola che sa di… mamma, con tutte le sue tante morbide labiali (le m).
Già: ogni parola viene recepita dal cervello come un’immagine.
Ed eccoci ad oggi: due bambini di 4 anni disegnano, su richiesta, la “mamma”.
Tutti e due scelgono delle forme astratte. Ma vediamo le differenze.
Bambina A:
Le sue forme astratte le disegna tonde, curve… come lo scarabocchio Maluma.
Ognuna ha un contorno di diverso colore: particolarmente bello, sicuro e continuo, il tratto che contorna la forma più grande, di colore azzurro. C’è armonia nella disposizione delle masse nello spazio e nella scelta dei colori che presentano buona stesura.
Da questa prova si può individuare una bambina sostanzialmente serena, con uno adeguato sviluppo affettivo-cognitivo.
Bambino B:
Anche qui l’idea della mamma è rappresentata in forma astratta. Prevale una unica macchia centrale, senza contorni, disegnata con tratti pendolari di colori che si sovrappongono. Si aggiungono altre due forme (quella superiore potrebbe rappresentare la testa). La piccola forma a destra è l’unica ad avere un contorno.
La composizione risulta disuguale, talvolta disarmonica nella veemenza del tratto e nell’accostamento dei colori.
Di certo c’è molta energia: può essere energia che porta ad azione di rabbia; può essere energia nel fare, e nell’amare.
Niente di più si può dire con una sola prova.
Anna Rita Guaitoli, psicologa e grafologa