L’arte e l’educazione
“La creatività sta al centro di tutto il processo educativo.
Ciò che va verso la creatività non è uno sfogo inconscio, bensì un’emissione dall’intimo, rigorosamente lavorata ai fianchi da una mente critica in modo sommamente disciplinato. Quello che è necessario è un disciplinato corpo a corpo tra l’individuo e il caos dell’inconscio, un gettarlo in forme che abbiano senso tanto per gli altri quanto per se stessi. Se otteniamo questo dai nostri studenti, essi impareranno che l’inconscio usato come risorsa naturale può arricchire enormemente la personalità complessiva, mentre l’inconscio espresso in quanto tale conduce alla disintegrazione della personalità.
Il valore dell’insegnamento artistico non risiede tanto in una libertà d’espressione che spesso non è altro che una regressione, o poco più; quanto piuttosto nella possibilità, attraverso l’arte, di integrare il materiale inconscio in un lavoro creativo controllato dall’io. Questo è ancor più importante, perché la maggior parte degli insegnamenti impartiti agli studenti impediscono al materiale inconscio e preconscio di accedere al processo educativo.
In tutte le altre materie d’insegnamento, viene richiesto agli studenti di negare questo caos, di reprimerlo, di considerarlo fallace o poco importante. Invece il compito del nostro studente, della nostra studentessa, è quello di portare ordine e intelligenza nel caos che regna dentro di loro. E solo nell’educazione artistica gli studenti, da cui ci si aspetta che assumano e apprendano quello che dicono gli altri, possono trasformarsi in persone libere, in grado di lottare ed esprimere la propria visione di se stessi e della vita. Come i veri filosofi e i terapeuti della mente, gli educatori artistici devono essere delle buone levatrici, devono poter far emergere le visioni personali che non hanno ancora visto la luce nel mondo.
Credo che la nostra educazione sia diventata troppo pratica e razionale nel senso più limitativo, e troppo interessata a quello che sembra essere utile al momento. Credo invece che alcune materie, come quelle artistiche, possano essere di gran lunga più efficaci nell’indirizzare gli studenti verso una visione veramente personale della vita e dell’essere umano; ricca, immaginifica, comprensiva, rivolta a ciò che va al di là di quanto è utile agli occhi degli uomini eminentemente pratici.
Secondo me, questo è la missione dell’arte: creare per ogni persona una visione delle cose più alte a venire. L’insegnamento dell’arte è l’unica materia in cui a un membro della futura generazione può essere offerta la possibilità di trovare davvero se stesso nella sua unicità di persona; perché solo qui non ci sono domande preconfezionate che dicono allo studente, alla studentessa, cosa dovrebbero vedere, sentire, pensare o in quale modo raggiungere la propria autorealizzazione.
L’arte è una delle più grandi forze che legano le persone insieme, senza sminuire ciò che di unico e personale c’è in ciascuna di loro. Permette a ognuno di condividere con gli altri quello che tutti consideriamo essere qualcosa di più alto, qualcosa che ci eleva al di sopra dell’esperienza quotidiana in una visione più ampia che non noi stessi. E fa questo mentre ci fa sentire tutti più che mai distintamente noi stessi.”
“L’arte. Una visione personale”, Bruno Bettelheim, traduzione e riduzione di Enrica Baldi