Giornata mondiale della poesia 2013
La poesia è poesia quando le sue parole, le sue immagini, i suoi significati, trascendono l’esperienza individuale del poeta e diventano un luogo dell’anima in cui persone diverse tra loro, lontane nel tempo e nello spazio dal poeta, si riconoscono nei suoi versi e in essi vedono rappresentate le esperienze più importanti della propria vita. Così è per la poesia “L’anello” di Giovanni Pascoli.
Immaginiamo un bambino dell’Africa, o dell’Asia, o dell’America Latina, cui i ribelli, o i governativi, o i narcotrafficanti abbiano devastato il villaggio, e il cui padre sia stato ucciso mentre la moglie e i figli siano riusciti a mettersi in salvo. Potrebbe eleggere questa poesia a simbolo della propria ferita esistenziale:
L’anello
Nella mano sua benedicente
l’anello brillava lontano.
Egli alzò quella mano, morente:
di caldo s’empì quella mano…
o mio padre, di sangue! L’anello
lo tenne sul cuore mia madre…
o mia madre! Poi l’ebbe il fratello
mio grande… o mio piccolo padre!
Nel suo gracile dito il tesoro
raggiò di benedizïone.
Una macchia avea preso quell’oro,
di ruggine, presso il castone…
o mio padre, di sangue! Una sera,
la macchia volevi lavare,
o fratello? che pianto fu! t’era
caduto l’anello nel mare.
E nel mare è rimasto; nel fondo
del mare che grave sospira;
una stella dal cielo profondo
nel mare profondo lo mira.
Quella macchia ! S’adopra a lavarla
il mare infinito; ma in vano.
E la stella che vede, ne parla
al cielo infinito; ah! in vano.
Giovanni Pascoli, Myricae