Clotilde Pontecorvo, la Grande Educatrice.
Parlare di Clotilde Pontecorvo non è facile per chi ha cercato di portare avanti un progetto educativo all’interno di quella scuola il cui valore sembrava sempre più perdere senso.
Clotilde, ferma nel concetto base che educare significasse “educare a pensare e far pensare”, non ha mai perso il “senso”: con le sue parole, le sue ricerche, i suoi saggi, era pronta a stimolare chi questo “senso” voleva recuperarlo.
Il problema era come farlo: “nella relazione”, avrebbe risposto la grande pedagogista. Perché nella relazione si attiva la conoscenza dell’allievo; perché attraverso la relazione si può captare la sua “narrazione”: attraverso le discussioni organizzate in classe, ma anche con la conversazione quotidiana e le spontanee interazioni tra compagni, e anche attraverso il linguaggio non verbale si parte per avviare il processo della “costruzione della conoscenza”. La lezione di Vygotskij (il ragionare con gli altri precede il ragionare da soli), e l’attenzione di J. Bruner per uno sviluppo all’interno della cultura e attraverso la narrazione, hanno fermentato in lei facendola, per tutti coloro che si interessano a chi con fatica cresce, la Grande Educatrice.
Che cosa non ha fatto Clotilde! Dalle ricerche sullo sviluppo cognitivo alla formazione degli insegnanti; soprattutto, la valorizzazione delle conoscenze spontanee del bambino. Prendiamo in noi, per ricordarla e farla vivere per sempre, il titolo di uno dei suoi libri che sintetizza tanti anni di ricerca sul campo e porta vita in una scuola esangue e burocratica: “Discutendo si impara”.
A. R. Guaitoli, psicologa, insegnante, grafologa
Vedi anche:
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