Babbo Natale per grandi e piccini
In una società come la nostra, Babbo Natale è per molti aspetti l’ultima traccia dell’antica credenza in un’età dell’oro, nella quale tutto ci era dato senza dover far nulla per meritarlo e senza dover dare nulla in cambio. Questo mito è, naturalmente, una proiezione del mondo del lattante. E il pancione di Babbo Natale sembra gravido di tutte le cose buone che dispenserà, simbolo vivo della nostra felice esistenza intrauterina. È incredibile in quale alto grado si sia rimasti legati, nonostante la nostra razionalità di adulti, a quest’antica immagine di un’esistenza di pura beatitudine, a questo mito dell’età dell’oro, presto infranto dalla realtà, quando ci rendemmo conto che non ci sarebbe stato dato tutto per sempre, che a dare erano solo i genitori, il cui potere è umanamente limitato.
Tutti i bambini si domandano che effetto il loro arrivo abbia avuto sui loro genitori; se sia stato accolto con gioia oppure no. E a Natale la gioia con la quale il Cristo bambino viene accolto nel mondo, la felicità non solo dei suoi genitori ma anche dei pastori e dei tre Re Magi viene assunta dal bambino come segno che anche la sua nascita fu un avvenimento gioioso per i suoi genitori e per la collettività. Ma, mentre la natività di Cristo riveste un profondo significato religioso per tutta la cristianità, e quindi per gli adulti, soltanto Babbo Natale pensa veramente ai bambini: il Natale divenne la festa dei bambini solo con l’introduzione di questa figura panciuta vestita di rosso, con capelli e barba bianca dei nonni, perché solo credendo in Babbo Natale certi bambini si possono permettere di accettare dei doni.
Infatti ci sono molti bambini che hanno la sensazione di non meritarsi i regali dei propri genitori, perché si sono comportati male o hanno avuto pensieri negativi verso di loro. E un numero ancora maggiore di bambini ha l’impressione che accettare regali dai genitori o dai parenti li metterebbe in una posizione di obbligo nei loro confronti, come se dovessero sentirsi grati loro malgrado. Tutti i bambini sanno invece di non avere mai nutrito pensieri negativi nei confronti di Babbo Natale, e sanno che lui non si aspetta in cambio la loro gratitudine; perciò da lui possono accettare doni senza ambivalenze.
D’altra parte, per gli adulti, forse preparare il Natale per i figli e accettare con gioia che credano a Babbo Natale veniva più facile un tempo, quando il Natale non era contaminato dalla pubblicità. Il consumismo diffuso ha talmente elevato le aspettative dei bambini, che difficilmente i loro genitori riescono ad appagarle, con grande frustrazione di entrambi: genitori e figli. La fanfara natalizia induce i genitori a fare più di quanto possano in realtà permettersi, sia psicologicamente sia economicamente. Quando i regali erano modesti, era facile per i genitori fingere che li avesse portati Babbo Natale; ma ora che costano così tanto, in fatica e denaro, si vorrebbe, a dispetto delle migliori intenzioni, vedere un po’ di gratitudine e di riconoscimento da parte dei figli. Il desiderio inconscio di riconoscimento e di gratitudine da parte dei genitori non fa che acuire nel bambino il bisogno di credere a Babbo Natale; ecco dunque che i rispettivi scopi di genitori e figli sembrano divergere.
Ma i bambini sanno bene quale ruolo importante abbiano i genitori nel rendere il Natale una bella festa, perché vedono tutto quel cucinare e tutti gli altri preparativi che si fanno in casa. Per il bambino, oltre a tutti i suoi significati, Babbo Natale è il simbolo non soltanto della generosità dei suoi genitori, ma anche della benevolenza e della buona volontà dell’universo. Una benevolenza che non può essere garantita dai regali soltanto, ma viene segnalata dalla disponibilità dei genitori a creare per il loro bambino, una volta l’anno, un mondo che è in armonia coi suoi desideri più profondi.
Essere messo al mondo è l’evento più meraviglioso nella vita di un figlio. Quanto più genitori e figlio sapranno godere insieme, ciascuno a suo modo, di quello che viene dopo – per i genitori crescere un figlio, per un figlio essere cresciuto dai propri genitori – tanto più felice sarà la vita di ciascuno.
Bruno Bettelheim: Un genitore quasi perfetto, capitoli 27 e 28, sintesi della redazione.