“Anna dei miracoli” per la giornata internazionale delle persone con disabilità
Era il 1962 quando la disabilità irruppe nel grande schermo con “Anna dei miracoli”, il film di Arthur Penn che racconta la storia di una bambina dell’Alabama, divenuta sorda e cieca a diciotto mesi, poi rieducata da una donna che a sua volta era stata quasi completamente cieca a causa di un tracoma e dopo molte operazioni era stata riabilitata in un istituto che utilizzava tecniche e metodologie innovatrici, in gran parte debitrici di quella pedagogia scientifica portata negli Usa da Eduard Seguin, il pediatra francese che Maria Montessori ha sempre riconosciuto come proprio maestro, fondatore di quella “pedagogia riparatrice” che si perpetua nel metodo Montessori. Fu lui, giovane maestro/pediatra, a creare i materiali sensoriali per l’educazione di bambini sofferenti per varie disabilità, che oggi si vedono nelle scuole Montessori.
Un film duro, in bianco e nero, che non concede nulla allo spettatore e proprio per questo lo fa entrare nel vivo di questa sofferenza e di questa grande sfida, vinta. Vinta nella vita, come racconta Bruno Bettelheim nel bel saggio “Maestra di genio e allieva prodigio” (in La Vienna di Freud), da due donne che poi non si separarono mai fino alla morte di Anne, la maestra/rieducatrice, 50 anni dopo la riabilitazione di Helen. E vinta anche sullo schermo, perché la bambina interpretata da Patty Due e la sua maestra Ann Bancroft vinsero entrambe il premio Oscar.
In questa giornata internazionale dedicata alla cura delle disabilità invitiamo tutti a (ri)vedere questo capolavoro.