Lamento di Ecuba sul corpo di Astianatte
Ettore muore, e Troia viene espugnata. Tra le prime gesta dei vincitori, l’uccisione di suo figlio, il piccolo Astianatte. I Greci trionfanti l’hanno precipitato dalle mura della città e ora le donne lo portano alla regina, adagiato sullo scudo del padre. La regina Ecuba, sua nonna, madre di cinquanta figli, lo piange così:
Deponete al suolo il curvo scudo di Ettore, visione dolorosa e non grata per me a vedersi.
O Achei, che menate vanto maggiore di bravura che non di senno, perché avete perpetrato questo crimine inaudito? Per paura di un bambino? Forse perché egli non risollevasse un giorno Troia abbattuta? Valevate dunque ben poco, quando noi soccombevamo, nonostante il valore di Ettore e di infinite altre braccia; e ora che la città è stata presa avete avuto paura di questo bambino?
O diletto, qual misera morte ti colse! Sventurato, come miseramente le patrie mura ti spogliarono il capo dei riccioli, che tua madre spesso pettinava e copriva di baci! Ora dalle ossa infrante ride la strage, e non dico l’orrore. O mani, che dolce somiglianza avevate con quelle del padre, eccovi qui, davanti a me, spezzate nelle giunture. O bocca adorata, che pronunziavi parole così fiere, sei spenta!
Tu mi mentisti, quando venendo nel mio letto, dicevi: “Nonna, reciderò per te i miei riccioli folti e ti accompagnerò con i miei compagni al sepolcro, rivolgendoti cari saluti”. Non tu me seppellisci, ma io, vecchia, senza patria, senza eredi, seppellisco il tuo misero cadavere, te così giovane!
Euripide: “Le troiane”, traduzione di Dario Del Corno
“Le troiane”, messo in scena al Tibetan Children’s Village di Dharamsala,
India (2000)