Il coraggio di Angela, la sindrome Down entra in politica
Questo è un esempio di come due genitori particolarmente devoti ed intelligenti hanno ottenuto per la loro figlia un futuro che la società sembrava negarle.
«Grazie a chi mi ha dato fiducia». Era raggiante, l’altro giorno, Ángela Covadonga Bachiller Guerra, 30 anni, castigliana di Valladolid. Capelli biondi a caschetto, sorriso smagliante davanti alle tv accorse in massa, aveva appena conseguito un record storico: diventare la prima consigliere comunale di Spagna con la sindrome di Down. E, dopo aver pronunciato il rituale giuramento alla Costituzione e al Re, ha aggiunto guardando fisso le telecamere: «Non mi interessava la politica, voglio che noi, disabili, siamo visibili». Tacendo però il fatto che, come inabilitata, non ha mai potuto votare.
La storia di Ángela in politica inizia nel 2011. Nata con la trisomia 21, Ángela, figlia di docenti universitari, era impiegata da 18 mesi presso l’assessorato dei Servizi Sociali della città in cui è venuta al mondo con l’anomalia cromosomica più frequente. Il sindaco, il popolare (Pp, centro-destra) Francisco León de la Riva, che si giocava nelle Amministrative la sua quinta rielezione, la cerca al telefono. E le dice che l’ha inclusa nella sua lista elettorale al 18º posto. «Rimasi di stucco – ricorda la neo-consigliere -. L’unica cosa che mi è venuta in mente è stato chiedere cosa dovevo fare».
Il caso ha voluto che il suo predecessore, che occupava il numero 17 della vittoriosa lista del Pp, García Galván, si sia dovuto dimettere un mese fa per una imputazione di corruzione. E il sindaco non ha avuto tentennamenti nella sostituzione. «Non sarei mai caduto nella frode di incorporare una candidata solo per decorare la mia lista», ha detto Léon de Riva. Anche perché Ángela si era fatta onore. «È una impiegata modello e ha sempre svolto i suoi compiti al 100%», assicura l’assessore ai Servizi Sociali, Rosa Hernández.
La neo-consigliera, già balzata agli onori delle cronache per essere stata la prima studentessa con alterazione cromosomica a conseguire il diploma di Formación Profesiónal (le nostre Scuole Tecniche) nella sua regione, Castilla y León (nord-est della Spagna) e anche la prima inabile con sindrome di Down d’Europa a partecipare alle Olimpiadi Matematiche, si era preparata bene per la cerimonia. Si è svegliata presto, si è truccata, ha indossato il suo elegante tailleur bianco e azzurro (i colori del Pp) e al giornale locale «El Norte de Castilla» ha confessato: «Non ero affatto nervosa. E la notte precedente avevo ripassato col mio iPad i temi a dibattito nel consiglio comunale».
Ma dietro alla straordinaria performace di Ángela, con una sorella che fa la poliziotta a Barcellona, ci sono i genitori Isabel Guerra e Ángel Bachiller, entrambi medici forensi. E che dall’83 seguono, con una disciplina invidiabile, il proverbio «Un giorno per piangere, tutta la vita per lottare». I coniugi hanno fatto il possibile – e l’impossibile – affinché la loro secondogenita facesse una vita il più «normale» possibile. La ricetta vincente: «Amore, disciplina e lavoro».
Un compito titanico, perché allora non esistevano unità d’appoggio nelle scuole né associazioni come la meritoria Cermi (Comitè Español de Personas con Discapacidad). I genitori di Ángela si sono dedicati anima e corpo alla sua educazione con molte ore di lezioni che impartivano loro stessi a casa. «Avevo chiaro che senza una buona base non si possono superare barriere. Il 40% dei bimbi con sindrome di Down sono educati senza imparare a interpretare ciò che imparano», lamenta Doña Isabel.
C’erano anche i genitori e la sorella, inutile dirlo, quando Ángela ha giurato e si è messa al collo la medaglia che contraddistingue un consigliere comunale di Valladolid, anche se la neo-consigliera non avrà un assessorato tutto per sé. Ma la mamma, visibilmente emozionata, continua la battaglia. «La nomina di mia figlia significa una rivendicazione importante non solo del suo diritto al voto ma anche di tutti i suoi diritti, perché nonostante sia stata inclusa in una lista elettorale ed essere stata nominata consigliere, non può tuttora recarsi alle urne – tuonava Doña Isabel davanti alle tv -. Comunque, ha già conquistato il diritto ad avere una vita indipendente e a un conto in banca».
Nella Patria di Ángela, infatti, benché la Costituzione garantisca a tutti i cittadini il diritto al voto, ci sono 79.398 inabili mentali (42.475 donne, 36.923 uomini) che non possono scegliere i loro rappresentanti alle elezioni. Quasi sempre sono le famiglie a richiedere al giudice le interdizioni per salvaguardarli da truffe patrimoniali. E il magistrato aggiunge anche la inabilitazione al voto, che il Cermi vuole abolire con una riforma della legge elettorale. Come ha richiesto l’Onu, che critica la legislazione vigente «in cui l’abolizione dei diritti politici è ormai prassi».
Ángela, fan di Mozart, del piano, della lettura e dei viaggi, si prepara al suo nuovo lavoro. Nel 2001, quando entrare in Consiglio Comunale era una chimera, assicurava in una intervista: «Se diventassi consigliere, educherei di più la società, perché c’è troppa intolleranza e violenza. Insisterei nel mettere al bando la discriminazione che ancora soffre gente come me e sul fatto che coloro che sono affetti dalla sindrome di Down si preparino bene perché siamo capaci almeno quanto – o forse anche di più – di tutte le altre persone».
“Il coraggio di Angela, la sindrome Down entra in politica”, Gian Antonio Orighi, La Stampa, 31 luglio 2013