Lettera al bambino
Gentile signor bambino, le chiedo scusa se le do del lei, ma il lei per me è una questione di rispetto, e qui a rispettare i bambini pare siano rimasti in pochi. Vi usano, vi strattonano, vi spremono, vi viziano magari, ma sempre come se foste proprietà loro, degli adulti; penso alla vicenda di Padova dove tutti, genitori, nonni, giudici, poliziotti, opinionisti televisivi, sono convinti di aver agito per il suo bene, signor bambino, mentre invece le hanno fatto solo del male, appoggiandosi ai suoi sentimenti hanno giocato una partita di ripicche, precedenze, indignazioni, e l’hanno chiamata amore. Penso alla vicenda di Padova certo, ma non solo a quella, abbiamo costruito un mondo dove l’unica cosa all’altezza di bambino sono i tubi di scappamento, anch’io sono stato piccolo e ogni tanto ho il sospetto fondato di esserlo ancora, perciò la guardo dritto negli occhi, signor bambino, tutti adesso le dicono di dimenticare, io invece la scongiuro di ricordare. Mi creda nulla è irreparabile, neanche il trauma infantile più atroce, può diventare un ottimo alibi per diventare un adulto insicuro, possessivo e cinico, come tanti altri; oppure una grande occasione per essere un adulto diverso, un adulto che non dimentica il bambino che è stato e che in ogni bambino rispetta l’adulto che sarà.
Massimo Gramellini, “Che tempo che fa”, Rai 3, 15 ottobre 2012
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