Giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile
Nel 1899, a Londra, al Congresso internazionale delle donne Maria Montessori rappresentò le donne italiane: affrontò il tema della parità salariale e dello sfruttamento del lavoro femminile, chiedendo interventi legislativi per proteggere il lavoro delle donne. Ma questo significava per lei tutelare anche la maternità e la salute dei figli. Denunciò quindi le condizioni disumane di lavoro dei bambini nelle solfatare siciliane, che ne pregiudicavano il futuro di uomini sani nel corpo e nello spirito, e si pronunciò in difesa della legge, in discussione al Parlamento italiano, che proibiva l’impiego nelle miniere dei bambini al di sotto dei 14 anni.
In Sicilia infatti bambini lavoravano nelle miniere di zolfo, bambini che, a causa della fatica e degli stenti, riportavano gravi malformazioni fisiche. Si chiamavano “carusi” e facevano lo stesso lavoro degli asini: portavano la roba pesante sulle spalle. Lavoravano circa dodici ore al giorno e la notte non tornavano a casa, ma dormivano nella miniera in un piccolo buco buio con poca aria. Quando uscivano, dopo diversi, giorni non riuscivano nemmeno a sopportare la luce.
Solo a metà del XX secolo questa situazione di sfruttamento si attenuò, per cessare infine fra il 1967 e il 1970. Nei processi che si svolsero in Italia negli anni ’50 emersero testimonianze raccapriccianti: in un incidente in miniera in una sola volta morirono centocinquanta carusi e sulla stele che oggi li ricorda ben ventotto sono senza nome.