Giorgio Caproni
“Ho dettato a mo’ di commiato, le seguenti parole: Eccovi giunti in vetta al monte. Dopo un anno di fatiche ma anche di soddisfazioni. Che nessuno di voi cada all’ultimo momento, mentre sta per raccogliere la stella alpina. La vostra guida vi lascia. Il suo volto è fiero, ma anche un poco triste. Non dimenticatela. Ha spartito con voi per tre anni, bello e brutto tempo. Vi ha amato come un padre.”
(dal registro di classe di Giorgio Caproni: 28 maggio 1960, ultimo giorno di lezioni nella classe dei “trovatelli”)
Il 28 maggio 1960 Giorgio Caproni così salutava la sua classe di bambini “speciali”, i piccoli ospiti di un orfanotrofio limitrofo, che aveva impedito si disperdessero in varie classi, preferendo accoglierli tutti nella sua. Giorgio Caproni è stato uno dei maggiori poeti italiani del ‘900, per alcuni il più grande, e per tutta la vita è stato anche un maestro nelle classi del secondo ciclo elementare. Nato nel 1912 a Livorno, nel 1922 si trasferì con la famiglia a Genova, “la sua vera città“. Terminate le scuole medie, studiò violino, ma a diciotto anni rinunciò definitivamente a questa difficile carriera e s’iscrisse alla facoltà di Magistero a Torino. Nel 1935 iniziò a insegnare, prima a Rovegno, poi ad Arenzano. Nel 1933 aveva pubblicato le sue prime poesie: “Vespro” e “Prima luce”; ma è solo nel 1936 che pubblicò un’intera raccolta: “Come un’allegoria“.
Nel 1938, sposò Rina, la amatissima compagna di tutta la sua vita, che gli diede due figli: Silvana e Attilio Mauro. La guerra interruppe la sua attività d’insegnante e lo vide al fronte prima e fiancheggiatore dei partigiani poi. Nell’ottobre del 1945 rientrò a Roma, dove ottenne finalmente l’incarico d’insegnante elementare, che esercitò fino al 1973, anno del suo pensionamento.
La sua poesia si era andata affermando nel corso degli anni: nel 1952 aveva vinto il Premio Viareggio con la raccolta “Stanze della funicolare” e nel 1959 vinse di nuovo lo stesso premio con “Il seme del piangere“. Ma fu dopo il pensionamento che arrivarono i maggiori riconoscimenti: il Premio Gatto nel 1975 per la raccolta “Il muro della terra” e, nel 1982, il Premio Montale e il Premio Feltrinelli per la raccolta “Il franco cacciatore”. Morì a Roma nel 1990.
La sua “poetica educativa” può essere rintracciata nelle notazioni da lui stesso apposte sui registri scolastici di tutte le scuole in cui ha insegnato, raccolte e analizzate nel libro di M. Bacigalupi e P. Fossati: Giorgio Caproni maestro, edizioni Il Nuovo Melangolo.
“… tengo sempre presente che il mio dovere è quello di formare le personalità dei giovani affidatimi, e che le “nozioni” non sono che mezzi qualsiasi (o quasi) di conversazione (e di scoperta) per raggiungere lo scopo. Scopo difficile, arduo, che richiede la stessa passione e capacità di annullamento e di suggestione a un tempo – dico capacità di comunicazione – richiesta dalla poesia e da ogni altra capacità di comunicazione.”
Vedi anche:
19 marzo 2011: Giorgio Caproni a suo figlio
28 maggio 2012: 1912-2012 Un secolo di vita di Giorgio Caproni